Iniziazione ad una nuova umanità
Ci troviamo in un tempo di sospensione dei riferimenti e delle certezze, o almeno di quelle che presumevamo essere tali. Come in una sorta di pausa della vita, per come la conoscevamo.
Possiamo osservare questa stagione temporale come una vera e propria preparazione ad un tempo di iniziazione, di prova, di passaggio. Siamo in quella che l'antropologia chiama liminalità (dal latino limen, che significa "una soglia"), un disorientamento che si verifica nella fase centrale dei riti di passaggio, quando i partecipanti non hanno ancora iniziato la transizione verso lo stato che raggiungeranno nel momento in cui il rito sarà completato. Non si è più quello che si era prima, non si è ancora quello che si diverrà dopo. Si è in una condizione di sacrificio, di prove da superare.
Ogni persona necessità di una morte simbolica per permettere una nuova nascita di sé. I riti d'iniziazione insegnano al giovane che affronta la vita da adulto che la morte fa parte della vita, che senza la morte non c'è vita. Si tratta ad ogni tappa di morire per rinascere altro, per rinascere nell'altro: nel bambino, nell'adolescente, nell'adulto, nel vecchio, nel saggio. Si tratta di rinascere più saggio, più forte. Il rituale consente di rendersi conto che un ciclo esistenziale si chiude proprio perché non più esistere e se ne apre un altro, grazie alla morte del precedente.
C'è sempre qualcosa di ignoto nella persona che evita ciò che di sé bisognerebbe affrontare, che compensa, rimanda, scappa, e c'è un modo per prenderne coscienza e liberarsene: attraverso rituali di rinnovamento della vita che diventano rituali di rinnovamento della relazione con se stessi e con gli altri. E questi cambiamenti, solitamente, non avvengono senza specifici e spesso incisivi disorientamenti nella vita individuale e sociale.
Le esperienze di passaggio portano un sapere che educa alla coesione tra gli individui, alla costruzione del senso della socialità; educano ai valori sociali universali dell'altruismo, della cooperazione, della inclusione, della conoscenza dell'altro e del diverso. Attraverso il compimento dei riti si fa esperienza del concetto di alterità. Gli "altri" sono del resto tutti coloro che sono ai confini di ciò che definiamo come "noi stessi": vediamo in questi stranieri non ciò che essi sono, ma ciò che noi riteniamo di essere in quanto distinti da loro.
Sempre di più si sente la necessità sociale e pedagogica di educare al senso del limite: i limiti sono indispensabili per la costruzione dell'identità individuale, famigliare e sociale. Un limite demarca un confine e la necessità di rispettarlo. Introiettare il senso del limite permette di comprendere il valore della vita, di dare un senso alla propria esistenza, di sentirsi vivi senza dover sfidare in modo provocatorio certe limitazioni, che sono dettate dalla vita stessa. Le esperienze di passaggio permettono di comprendere dove iniziano e terminano i nostri confini e quelli altrui, dove comincia e finisce l'Io e dove comincia e finisce il Noi. Attraverso l'esperienza rituale ci si educa al fare scelte, al discernere, alla necessità di saper fare rinunce, di aspettare, di non consumare tutto e subito.
E' di fondamentale importanza osservare la funzione che i riti hanno come educazione al sacro. Attraverso la sacralità e il suo riconoscimento gli uomini acquisiscono principi di organizzazione del mondo e della società, diventa possibile comprendere la distinzione del benefico e del malefico, l'uomo sperimenta entrambe le dualità e comprende che sono presenti anche in lui, si trova davanti al bene e al male che risiedono al suo interno, prima ancora che nell'interno degli altri.
Inestimabile è la finalità educativa che il sacro di alcuni popoli riesce ad attuare attraverso il rispetto della natura, dell'ambiente e di tutti gli esseri viventi che lo popolano. Le tradizioni orali africane, così come quelle buddhiste e induiste, insegnano che tutto ciò che vive ha un'anima, che la terra è la madre di tutto ciò che è animato e che è il legame vivente che accomuna le generazioni passate, presenti e future. Un proverbio degli indiani d'America decreta: "La Terra non la ereditiamo dai nostri avi, la prendiamo in prestito dai nostri figli".
La forza vitale sacra, invisibile e potente, racchiude la memoria del passato e la visione del futuro, consente alla creazione di manifestarsi nella materia, nel qui e ora, sostenendo l'uomo nella propria quotidianità. Il rispetto portato agli altri ricade su se stessi, se si nega il sacro nell'altro si nega il sacro a se stessi. La qualità del rapporto con il mondo dipende dalla percezione che l'uomo ha di sé e dalla consapevolezza di essere un tutt'uno con l'ambiente che abita. E' grazie ai sacri rituali di passaggio che gli individui possono trovare il loro posto nel mondo e imparare a rispettare come una madre il pianeta che li ospita.
L'educazione elementare dei figli degli uomini non può prescindere dall'educazione iniziatica poiché l'iniziazione prepara quello che deve essere il comportamento globale, sociale, individuale e spirituale; la separazione fra sacro e profano non esiste, il comportamento spirituale interessa tutti gli atti della vita e l'uomo vive integrato nel sacro. Senza la dimensione sociale viviamo nell'individualismo ma senza la dimensione spirituale viviamo nella mancanza di senso, nella credenza di essere vittime di ingiustizie da parte del mondo, perseguitati dalle mancanze e dalle ferite inferte dalla vita.
Peter Roche de Coppens, sociologo, antropologo, consulente per le Nazioni Unite, sottolinea che per i saggi delle tradizioni spirituali la maturità voleva sempre dire avere sviluppato la propria coscienza spirituale, la propria ricerca interiore, perché senza coscienza spirituale la persona non può rispondere alla domanda più fondamentale che esista: "Chi sono io? Quale è il mio compito sulla terra?".
Bisogna quindi imparare a vivere coscientemente, pacificamente, rendendosi conto che tutto è interconnesso e interagente. E i riti di iniziazione esistenziale e di passaggio globale che stiamo vivendo in questo arco temporale, ce lo dimostrano.
Durante i riti di iniziazione di alcune tribù le ragazze, per diventare donne, si ritirano da sole in un luogo apposito e durante questo periodo si ritiene che la ragazza si trovi nel mondo sotterraneo, in una situazione di pericolo, in presenza di un demone. Dopo aver passato alcuni giorni in quel luogo esce dall'isolamento, partecipa ai festeggiamenti e riceve una lancia di fuoco che mette in fuga il diavolo. Sconfitto il diavolo può raggiungere l'età adulta in modo sicuro. Così come i ragazzi si recano in isolamento nella foresta per affrontare gli spiriti che la abitano e solo dopo possono ricevere dai saggi le informazioni sulla vita e divenire uomini nel mondo.
Questo nostro attuale tempo di isolamento ci richiede e ci permette di entrare in noi stessi, nella caverna personale nella quale abbiamo paura di entrare ma che contiene il tesoro che cerchiamo. Se guardo proprio quello che dentro di me mi fa paura, se accetto di incontrare la paura e il dolore che risiedono in me, la paura e il dolore diminuiscono e una trasmutazione evolutiva interna ha inizio. Non possiamo conoscere la luce senza che ci sia un'oscurità, è nell'oscurità che si nasconde una luce della coscienza nuova, la quale si svela dissotterrando le oscurità interiori.
Nello sciamanesimo esiste un rito di passaggio chiamato ricerca della visione. Per l'intera esperienza l'iniziato non beve e non mangia, svolge un viaggio all'interno di se stesso per trovare chiarezza su aspetti della propria esistenza, per comprendere quale cambiamento è necessario agire per trovare un nuovo equilibrio, per abbracciare il proprio vero compito divino, per capire qual è il proprio ruolo nel grande cerchio sacro della vita.
Non possiamo pensare di tornare come prima del Coronavirus, non possiamo più essere quelli di prima, l'iniziazione chiama a divenire Altro rispetto al passato, un Altro che porta in sé un passaggio evolutivo, un superamento di tutto ciò che si è stati fino a prima, una trasformazione dell'identità precedente perché parziale, uno svelamento di una nuova identità figlia di una crescita interiore, anziché di condizionamenti e visioni ridotte.
Quando la bufera passerà sarà molto importante, nella ricostruzione di questo nuovo mondo, che ognuno porti in dono le proprie scoperte su se stesso. Far sì che l'esperienza di iniziazione che stiamo attraversando non sia solo una falla in cui piombare, ma un portale al quale accedere, dipende da noi. Ora quello che possiamo fare è creare dei rituali in cui incontrare il sacro dentro noi stessi, ogni giorno: pregando anche senza formule ognuno nelle propria semplicità, meditando, facendo visualizzazioni guidate per entrare all'interno di sé, ascoltando ognuno il proprio respiro, connettendosi ognuno al proprio silenzio e abitandolo. Per trovare serenità nella tempesta, per imparare che la natura del mondo esterno è una proiezione olografica del nostro mondo interno. Per ricordarci che la coscienza collettiva è l'insieme delle singole coscienze individuali e che possiamo contribuire all'iniziazione di una nuova umanità alimentando nel nostro profondo frequenze evolutive di espansione di coscienza, consapevolezza e amore.
Dott. ssa Jessica Azzali, specialista in Facilitazione delle Relazioni intra famigliari, di coppia, Abilità parentali, Costellazioni familiari.
Bibliografia:
Jessica Azzali, Rituali e conoscenza del sé: il potere educativo dei rituali nell'evoluzione individuale, sociale e sacra dell'uomo, nelle differenti culture. Tesi di laurea, Milano, 2018, relatore Prof. Forti Massimo (e relativa bibliografia indicata nella tesi)
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